Un mio caro amico, collega di università e di altre accademie, è convinto che alimentare, con finanziamenti pubblici, la ricerca sulle colture biodinamiche sia uno spreco di risorse già molto esigue. E mi manda due articoli, dello stesso giornale, da leggere.


Certamente si tratta di un dubbio spontaneo sulla scelta degli argomenti da trattare nella nostra ricerca scientifica. Ma etichettare un argomento come “non scientifico” è a dir poco azzardato. È quello che sostenevano i detrattori delle teorie di Einstein, che erano la stragrande maggioranza degli scienziati ortodossi di quei tempi. Togliere soldi pubblici ai tanti interessi privati, soprattutto economici, per darli a qualunque ricerca scientifica, fatta seriamente con il rigore del metodo scientifico, è sempre una buona cosa, anche se si studiano campi a prima vista strampalati. A me, ad esempio, piacerebbe studiare se c’è equivalenza sostanziale tra letame maturato in corni di differente provenienza e quello prelevato da un qualunque letamaio. La fermentazione della sostanza organica dipende dal microbioma residente in un ambiente caratteristico e, essendo la rizosfera di un suolo il posto dove si selezionano specifici consorzi batterici che ne determinano la qualità anche in termini di fertilità, non trascurerei l’aspetto della selezione praticata da un protocollo di produzione. Mi hanno insegnato che la qualità di un formaggio di fossa, che io trovo unico nella sua bontà, dipenda fortemente dall’ambiente di quella buca nel tufo, determinando un fattore importante per la sua perfetta maturazione.
Vorrei rassicurare tutti scrivendo che non sono a favore o contro il biodinamico, ma resto aperto a decidere per il giusto acquisendo elementi di giudizio basati su dati oggettivi che provengano da sperimentazioni disegnate correttamente. Per questo la ricerca scientifica fa sempre bene. Altrimenti saremmo ancora qui a disquisire se il metodo Di Bella o il protocollo Stamina siano efficaci contro il cancro oppure no. Sono i risultati delle ricerche, ineccepibili dal punto di vista scientifico, a decretare quanto fossero farlocche queste teorie.
Io, comunque, ho condotto uno studio, granello di sabbia nel deserto, per indicare con quale approccio imparziale affrontare una ricerca, per dare qualche risposta: pro o contro. Differenze, statisticamente significative, tra biologico e biodinamico, nella composizione molecolare del prodotto finale, ne ho trovate quando ho indagato il prodotto viticolo. Lungi da me l’idea di poter esprimere un giudizio su quale sia meglio dal punto di vista qualitativo. Perché, poi, è bene che ci si esprima su cose che si conoscono. Ecco perché è sempre meglio dare la parola agli esperti. Che poi occorrano esperti di tutti i saperi per esprimere un giudizio appropriato su argomenti così complicati è tutta un’altra storia.
Il parere espresso in questa pagina è essenzialmente personale e non rappresenta, assolutamente, la posizione del mio dipartimento, della mia università, né, tanto meno, quello dell’intera comunità scientifica